Santuario del Santissimo Crocifisso dei Miracoli

Santuario del Santissimo Crocifisso dei Miracoli

Leggenda immagine lignea del Cristo in Croce

Il Santuario del Santissimo Crocifisso dei Miracoli di Borgo San Lorenzo è legato al culto plurisecolare dell’immagine lignea del Cristo in croce, la cui origine è narrata in un’antica tradizione. In occasione dell’anno santo del 1400, dei pellegrini tedeschi, in cammino verso Roma con  l’immagine del Crocifisso, sarebbero stati sorpresi proprio durante il loro passaggio da Borgo per scappare dall’epidemia della peste lasciando ai barghigiani l’immagine sacra che avevano condotto fino a qui come loro vessillo. Da quel momento, al Crocifisso barghigiano la popolazione ha, nel corso dei secoli, attribuito miracoli e prodigi, circostanza che ha incrementato e radicato il culto, giunto sino ai giorni nostri.


Alla luce della critica storica la tradizione appare in più punti plausibile (ad esempio, una epidemia di peste si registra quattro anni più tardi, nel 1404). E’ più probabile che in realtà l’origine del culto del Crocifisso sia da mettere in relazione con la presenza a Borgo di una confraternita laicale di Battuti e con quella dei frati francescani, ai quali si deve, proprio in quel periodo, una rivalutazione del culto della croce, quale espressione concreta della sofferenza del Dio che si è fatto uomo. Potrebbe infatti essere non molto distante dal vero immaginare che presso la chiesa dei francescani si trovasse, sullo scorcio del XIV secolo, una confraternita laicale di Battuti (i cui membri, cioè, erano dediti all’autoflagellazione in segno di penitenza), intitolata al Corpus Domini, presso la quale si fosse presente una immagine lignea del Cristo Crocifisso, la quale sia divenuta, proprio in occasione di qualche evento calamitoso oggetto della devozione dei fedeli.

Questa ipotesi appare confermata da quanto scritto dal Mannucci, il quale cita numerosi documenti dai quali si evincerebbe proprio questa dinamica e che intorno al 1400, i Battuti abbiamo chiesto e ottenuto dai frati uno spazio, esterno ma prossimo alla chiesa di San Francesco, per edificarvi il proprio Santuario.

Antico Santuario

Quello che sappiamo con certezza è che, fin dall’origine, il Crocifisso del Santissimo Crocifisso dei Miracoli è stato custodito dalla Confraternita laicale del Corpus Domini, detta poi “Compagnia de’ Neri” che aveva il proprio Santuario esattamente dove oggi sorge l’attuale chiesa. Da quanto si può dedurre dalle fonti disponibili, si trattava di un edificio molto più piccolo dell’odierno, fra l’altro orientato diversamente (l’altare maggiore era rivolto a ovest e l’ingresso verso il paese), strutturato in una semplice aula rettangolare sormontata da una cupoletta in corrispondenza dell’altare. Sul lato sinistro fu poi aperto un vano-cappella sul cui altare fu posta l’immagine del SS. Crocifisso. Sul lato destro del Santuario, invece, sorgeva un chiostro al cui centro si trovava un pozzo (ne resta ancora oggi traccia nel chiusino posto sul pavimento dell’odierna chiesa, davanti agli scalini del presbiterio).

Edificazione Santuario del Santissimo Crocifisso dei Miracoli

Con passare dei secoli la compagnia del Corpus Domini vide crescere la sua importanza, anche avvantaggiandosi del culto del SS. Crocifisso che era divenuto sempre più radicato e diffuso nei mugellani, a tal punto che, nel 1710, si decise che l’antico Santuario non era più confacente alle esigenze culturali e liturgiche e che fosse necessario procedere alla costruzione di un nuovo, più ampio, edificio.

La costruzione della grande chiesa, il cui progetto fu affidato all’architetto fiorentino Girolamo Ticciati, ebbe inizio nel 1714 e si concluse nel 1743. Il grande edificio, in verità non ancora completato in quanto mancante del grande loggiato (successivamente aggiunto ad opera dell’architetto Giuseppe Ruggeri nel 1754) e del campanile, aveva pianta a croce greca sormontata da una grande cupola centrale interna racchiusa in un triburio esterno quadrangolare. Nella nicchia, aperta al centro della grande macchina dell’altare maggiore, fu collocata l’immagine del SS. Crocifisso che, nascosta alla vista da una tela dipinta, veniva mostrata alla devozione dei fedeli solo in alcune solenni occasioni.

La realizzazione del Santuario del Santissimo Crocifisso dei Miracoli aveva comportato la distruzione dell’antico Santuario. Malgrado gli stravolgimenti operati, si decise di salvaguardare il luogo dove per secoli si era custodita la sacra immagine. Si tratta del piccolo vano quadrangolare ancora oggi visibile alla sinistra della facciata della chiesa.

Opere conservate

Pur ricostruito ampiamente dopo il terremoto del 1919, il santuario mantiene l’impianto architettonico settecentesco.

Sopra l’altare maggiore, in un tabernacolo addobbato all’interno da un velluto rosso, si trova il miracoloso Crocifisso, attribuito alla bottega di Giovanni Pisano, coperto da una grande tela raffigurante l’Angelo consolatore che reca pace alla popolazione di Borgo colpita dal terremoto del 1835.

Negli altri due altari si trovano una tela di Giuseppe Folchi col Transito di San Giuseppe e di Ignazio Hugford, un Battesimo di Costantino. Alle pareti si trovano otto grandi tele raffiguranti Storie della passione eseguite da Giuseppe Sabatelli negli anni 1845-1850.

Il Santuario del Santissimo Crocifisso dei Miracoli conserva anche un pannello di piastrelle maiolicate raffigurante San Giovanni Battista, eseguito intorno a 1920 dalle Fornaci San Lorenzo su disegno di Galileo Chini, di notevole qualità artistica. Della medesima manifattura sono il grande lampadario in ferro battuto e ceramica e, sotto il porticato, i due rilievi in ceramica l’Angelo annunziante e la Madonna Annunziata, copie di ceramiche di Andrea della Robbia (un esemplare della lunetta si trova nel Museo della Manifattura Chini). Un dipinto col Sacrificio di Abramo di Pietro Colli copriva l’organo della cantoria.

Alla sinistra del Santuario del Santissimo Crocifisso dei Miracoli si trova la Chiesa di San Francesco ad unica e grande navata in stile gotico e con resti di affreschi trecenteschi. 

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